Tarcisio Bortolotti
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Orfano della madre, deceduta durante il parto, e del padre, per cause belliche, dopo la guerra venni affidato dai miei tutori presso l’Opera Marella, nella Casa del Conte e, dopo una breve permanenza, fui trasferito nelle Casa di Via Vezza.

Sapemmo poi che nel 1953 Padre Marella stava istituendo la nuova “Città dei Ragazzi” e il Villaggio Artigiano per giovani coppie di sposi, con anche la costruzione della Chiesa che fu poi dedicata alla “Sacra Famiglia”. L’Opera vagheggiata da Padre Marella si dimostrava alquanto ardita, ma si sapeva che per il Padre non esistevano cose impossibili.

Negli ultimi anni di vita del Padre, vedendolo tanto soffrire per una dolorosa ernia strozzata, lo trasportavo sdraiato sui sedili posteriori. Ricordo vari spostamenti fatti: diverse volte a Roma per incontrare Papa Giovanni XXIII o dal Prof. Dall’Acqua, medico al Policlinico e suo ex allievo al Liceo Minghetti; alla casa di Aldo Moro. Andavamo anche a Magenta, dov’era la fabbrica diretta dall’Ing. Pietro Molla, grande benefattore della Città dei Ragazzi e marito di Gianna Beretta Molla; a Fossoli di Carpi da Don Zeno Saltini, che raccoglieva gli orfani di guerra, per i quali ideò e costruì Nomadelfia.

Ciascuno di noi, in cuor suo, divideva con lui i meriti di quanto si riusciva a conseguire, ma è chiaro che, ripensandoci oggi, il nostro merito era solo quello di aver incontrato il Padre, e poi di esserci messi a sua disposizione, quando egli chiedeva la nostra collaborazione.

Ritengo che ciò facesse parte del metodo educativo del Padre, che sapeva bene che, più fosse riuscito a coinvolgerci e ad interessarci, altrettanto avrebbe favorito il nostro apprendimento; e se allora gareggiavamo per apparire bravi e disponibili ai suoi occhi, un giorno, quando fossimo cresciuti e lui non fosse più stato con noi, saremmo stati capaci  di affrontare e superare i problemi e le difficoltà della vita, proprio perché quel piccolo uomo dalla lunga barba bianca e dal grandissimo cuore, aveva cominciato, fino dalla nostra prima adolescenza a manifestarci la sua fiducia.

 

Progetto realizzato nell’ambito del bando Memoria del ‘900 promosso da