Sono nato nell’aprile del 1948 in un piccolo paese collinare sulla dorsale appenninica che separa il Molise dalla Puglia. Il mio paesino era su un cucuzzolo e nella notte il paesaggio sembrava un presepe. Inutile dirlo, sono nato nella parte più vecchia ed estrema del paese… credo addirittura l’ultima casa.
Eravamo talmente poveri che non potevamo neanche permetterci un piccolo animale, che era fonte di sostentamento per tutte le famiglie del Paese, anche le più povere. Da quando avevo sei anni andavo tutte le estati a lavorare la campagna per potermi sfamare.
Era la fine dell’estate del 1956, quando rientrato dalla campagna, non trovai più mio padre. Mi dissero che era partito, ma scoprii solo più tardi che era morto e non avevano avuto il coraggio di dirmelo.
Da quel momento nella mia casa regnava la miseria più nera. Mio fratello e mia sorella furono affidati alle suore, mentre io rimasi con mia madre perché nessuno mi voleva.
Una signora benestante portò me e mia madre nei suoi poderi a Campobasso e poi ci portò con sé a Bologna, dove viveva in via dell’Indipendenza al numero 13. Mia mamma lavorava per la signora e noi potevamo dormire in quella casa, anche se quando arrivava qualcuno in quella casa, noi avevamo ordine di chiuderci e nasconderci in camera, come fossimo degli straccioni. O forse lo eravamo. Arrivammo a Bologna verso sera e io rimasi abbagliato da tutte quelle luci. Il mio banco di scuola divenne la città grande, immensa…. Che a poco a poco imparai ad amare.
Nei momenti tristi ripenso a questi periodi di tanta povertà, ma anche di tanta libertà.
La mattina del 9 aprile 1958 mi portarono da Padre Marella perché mia madre si era molto ammalata e da lì a poco sarebbe morta. Nonostante fossi in mezzo a tanti ragazzi spesso mi sentivo completamente solo perché mi mancava la mia mamma.
Nei primi mesi del ’59 mi risvegliai ricoperto di crosticine e così al Sant’Orsola mi medicarono… e mi fasciarono tutto dalla testa ai piedi. Avevano risparmiato solo gli occhi e la bocca!
Quando Padre Marella venne a riprendermi in ospedale e mi vide così conciato sorrise divertito. Era il primo vero sorriso tutto per me. Mi sentivo finalmente a casa. Amato.
Progetto realizzato nell’ambito del bando Memoria del ‘900 promosso da