Era l’autunno del 1947 e da poco era finita la Seconda Guerra Mondiale. Si viveva nelle case sinistrate o in coabitazione, l’Italia era tutta da costruire; soldi ce n’erano pochi ed anche il lavoro lo si doveva inventare ogni giorno per poter tirare avanti. Chi era tornato dal fronte dalla Grecia e dalla Russia, era tornato con la sconfitta addosso e spesso con gli arti congelati; ma soprattutto era dentro che l’uomo si era svuotato.
In quel lontano 1947, a seguito di continue liti famigliari tra i miei genitori, una mattina mia madre in preda alla disperazione anche per la mancanza di lavoro, essendo stata messa fuori casa anche dai suoi genitori, mi portò da Padre Marella per chiedergli di essere aiutata.
Nessuno annotò su un registro il nome di mia madre o il mio, poiché non c’era tempo per certa burocrazia. So solo che quando venne la sera e si trattò di andare a dormire, Padre Marella, vedendo questa giovane madre con un bambino fra le braccia che non sapeva dove andare, disse testualmente: “Lei dorma nel mio letto col bambino, io dormirò su questa panca nel corridoio, e sia ringraziato il Signore”.
Io non sono a conoscenza di suoi miracoli, ma certo un miracolo c’è stato: quel poco che sono riuscito a combinare nella vita, lo devo a Padre Marella, che ha illuminato il mio cammino.
Progetto realizzato nell’ambito del bando Memoria del ‘900 promosso da