Sulayman Camara arriva a San Lazzaro di Savena dal Gambia, passando per Lampedusa.
Era l’estate del 2014, nel pieno dell’operazione umanitaria Mare Nostrum, e Sulayman arriva a San Lazzaro con tanta voglia di costruire il proprio futuro. Dopo il suo percorso da richiedente protezione internazionale all’Opera di Padre Marella, Sulayman entra nel progetto della Caritas diocesana Protetto. Rifugiato a casa mia ospite al Farneto da don Paolo Dall’Olio e accudito da molti parrocchiani, tra tutti Anna e Franco. Successivamente si avvia un progetto di autonomia abitativa con Djebel – che era stato accolto a San Lazzaro nel CAS di Piazza Grande – e che oggi non c’è più e ci manca tanto. Sulayman diventa poi animatore interculturale con Arca di Noè per un progetto del Comune che unisce tutti i gestori di progetti con migranti su San Lazzaro e allo stesso tempo entra nella transizione abitativa dell’Istituzione per l’inclusione Sociale e Comunitaria Don Paolo Serra Zanetti.
Sulayman è da qualche anno mediatore interculturale nel progetto ma soprattutto è il cuore della Comunità, che non riusciamo più a immaginare senza di lui.