Per le sue idee di libertà di coscienza, per il suo modo di insegnare, per il modello educativo nel quale vengono educati insieme ragazzi e ragazze (siamo negli anni ’10!), per aver aderito all’associazionismo non cattolico nascono sospetti di modernismo su don Olinto, che portano attriti ed incomprensioni con il vescovo, che gli chiede di ravvedersi da sue posizioni e di chiudere il ricreatorio popolare di Pellestrina. Quando poi il Vescovo gli chiede conto del suo silenzio e che rischia la sospensione dal fare il prete, Marella afferma che non è per mancare di rispetto, ma perchè la vicenda se la sta vivendo nella sua coscienza, luogo dove nella meditazione attenta, è arrivato a conoscere chiaramente i comandamenti e i doveri del suo stato di vita.

La sacralità della persona, la sua dignità inalienabile trova la sua radice in quel luogo interiore abitato da Dio in cui ci si sperimenta figli.

Compito davvero impegnativo ed affascinante è quello di educare i ragazzi a fare scelte giuste e libere, ad ascoltare quello che sentono nel loro cuore, senza che questo voglia dire che facciano semplicemente quello di cui hanno voglia. In che cosa si differenzia il tener fede alle proprie idee si differenzia dalla cocciutaggine disobbediente?

Oltre l’obbedienza cieca all’imperativo morale o la totale autodeterminazione spontaneistica, c’è la coscienza, luogo della manifestazione della volontà di Dio e dell’esperienza del suo amore.


 

Approfondimenti

→ Fin dall’inizio degli attriti ed incomprensioni col vescovo, Marella gli fa presente, riguardo al fatto che suo fratello ha ospitato Romolo Murri, che in casa Marella vige il principio di indipendenza rispetto alle decisioni altrui, e il principio insindacabile dell’ospitalità e del rispetto delle opinioni.

→ C’è un luogo profondo, dentro di lui, abitato dallo Spirito di Cristo, dove il suo essere figlio di Dio non può essere toccato da nessuno. “Il calore, con cui ho dovuto difendere la libertà cristiana minata – forse involontariamente – in me, non deve far credere che io nutra astio od abbia minor rispetto verso chiunque nella chiesa è fratello maggiore”. Non chiama il vescovo padre, ma fratello maggiore, e non di meno ne riconosce la legittimità delle sue scelte. In ogni caso, se verrà sospeso, egli manterrà la sua dignità di uomo che sta di fronte a Dio: si atterà a compiere quel bene che è tenuto a compiere ogni uomo, con responsabilità. Ma c’è una verità che gli si impone, e che ad essa deve obbedire, assumendosi la responsabilità delle conseguenze.  “E con maturità di proposito mi prometto di saper compiere quanto nella mia coscienza di cristiano e di sacerdote Iddio mi farà vedere esser la sua volontà a costo dei più grandi sacrifici, dei più acerbi dolori”. Il cuore, la coscienza, è luogo dove, nella preghiera, Cristo si manifesta a don Olinto e gli permette un discernimento spirituale profondo, per evitare di fare scelte fondate solo sulla sua superbia.

→  Richiamando la lettera ai Romani, dice che ha sentito dentro di sé quello spirito che ci permette di dire “Padre”. C’è un luogo profondo, dentro di lui, abitato dallo Spirito di Cristo, dove la sua figliolanza viene custodita insindacabilmente. Coscienza spirituale è per Marella il luogo interiore dell’incontro con Cristo e con il Padre. Lì neanche il vescovo con i suoi legittimi provvedimenti disciplinari può entrare.

→ Il cuore, la coscienza, è luogo dove, nella preghiera, Cristo si manifesta a don Olinto e gli permette un discernimento spirituale profondo: “… mentre pregando piangevo, Cristo da l’altare mi diceva nel cuore: scrivi:…ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati”.

→ confronto Marella ↔ Milani

 

a cura di don Paolo Dall’Olio