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Avvento. Ascoltiamo il silenzio

Ascoltiamo il silenzio

Questi ultimi quasi due anni ci hanno attraversati con un evento inaspettato, per cui non eravamo pronti. Una pandemia globale che ha portato con sé tanto dolore e sofferenza, molti morti specialmente tra i più anziani e fragili, la solitudine del rinchiudersi in casa e sospendere per lungo tempo le relazioni sociali perché anche amici, colleghi e familiari improvvisamente abbiamo scoperto essere diventati possibili veicoli di contagio, qualcuno di cui diffidare e da tenere -almeno fisicamente- a distanza. Abbiamo cominciato a ripensare e ricostruire un nuovo modo di stare al mondo e con gli altri, abbiamo riscoperto lo stare insieme anche a distanza, ma alcune fasce di popolazione hanno vissuto l’inasprimento della loro esclusione da un mondo già complicato e ora sempre meno ospitale e accessibile.

Ma in questo complicato momento storico è arrivato anche un segno di speranza attraverso la Beatificazione di Olinto Marella, un testimone di dedizione e carità per gli esclusi che può esserci da guida in questi tempi difficili. Padre Marella si è fatto ultimo tra gli ultimi, si è spogliato del suo orgoglio e del risentimento, ha dato spazio al perdono e alla preghiera, ha testimoniato una carità intelligente e piena di speranza.

Così come Papa Francesco ricordava di un testo del IV secolo di Macario il Grande: «Nessuno, nei cieli e sulla terra può comprendere la grandezza di Dio e nessuno, nei cieli e sulla terra può comprendere come Dio si fa povero e piccolo per i poveri e i piccoli. Come è incomprensibile la sua grandezza, così lo è anche la sua piccolezza». E proprio così, anche questo Natale, la grande umanità di Gesù si disvela nel suo farsi piccolo: grazie all’umiltà di colui che ha assunto la nostra condizione umana, abbiamo la possibilità di scegliere ogni giorno che senso dare alle nostre vite.

Alla criticità dei tempi indifferenti che attraversiamo si è aggiunta un’emergenza che forse muterà il nostro stare assieme nel mondo, ma questo dovrebbe spingerci a vivere in modo diverso, più umano e umanizzante. Anche questo Natale sarà quindi diverso, forse più amaro, ma forse più ricco della riscoperta di un senso di comunione e silenzio. Silenzio dal sottofondo perenne di mille attività, rumori e impegni che spesso ci hanno definiti e oppressi più che rappresentare delle vere scelte.

Così, questo messaggio di fede e speranza può riportarci a compiere passi concreti, a ripensare una convivenza migliore, a ricominciare ad avere fiducia gli uni negli altri e a costruire una speranza per l’anno che verrà.

Perché, ci ricorda il Papa, possiamo incontrare Dio ogni volta che ci pieghiamo sulla carne ferita di uomini e donne che soffrono, e sapremo che Natale significa: «Hai visto nell’uomo un fratello? Allora hai visto Dio». Ma per farlo, dice Mons. Nunzio Galantino, «servono occhi giusti, grandi, umili, disponibili, ricchi dell’entusiasmo e non gli occhi distratti del mondo».