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Alla fine i conti tornano

Sono le dieci della mattina del 27 maggio 2021, una data apparentemente anonima se non fosse che di lì a poco sta per accadere qualcosa di speciale.
Facciamo un salto indietro, di circa un secolo. Siamo negli anni dell’Enciclica Pascendi Dominici Gregis e della “caccia” ai Modernisti; sono gli anni in cui i fermenti innovatori che stavano attraversando la Chiesa ricevevano ferme censure e disapprovazioni. Don Olinto Marella finiva nel mezzo di questo impeto normalizzatore e ne pagava amaramente le conseguenze. Veniva sospeso a divinis, impedendogli di esercitare il suo ministero e anche di accostarsi all’Eucaristia. La sua diocesi viveva pienamente quei tempi e dava corso, forse senza altre alternative davvero possibili, a questa punizione. Marella si sentiva perso e isolato, accerchiato, sicuro della sua fede e pieno di un dolore straziante. Dopo sedici anni di sospensione Olinto Marella veniva poi riabilitato al Sacerdozio dal card. Nasalli Rocca, nella diocesi di Bologna, per diventare quel padre buono che Bologna ha imparato a conoscere, ad ammirare e sostenere nei quarantacinque anni di carità integrale esercitata a favore degli ultimi.
Osservata da Bologna, per lungo tempo nella laguna veneziana ci è sembrato si pronunciasse poco il nome di Marella, come se la ferita fosse troppo aperta e non ancora pronta a essere sanata. Del resto, Giovanni XXIII, intervistato da Indro Montanelli, commentava la sospensione del suo amico Olinto Marella con sano realismo: «non siete rimasti che voi laici a pensare che la Chiesa sia infallibile».
Così, quella stessa Chiesa che ha abbandonato le paure per aprirsi al mondo, riconosce le virtù di quel sacerdote straordinario e lo proclama Beato lo scorso 4 ottobre 2020.
Lì inizia un’altra storia. Una storia che lascia spazio solo all’amore, alla giustizia, una storia di grande testimonianza di fede e speranza.

Torniamo a oggi, alla mattina del 27 maggio 2021. Quasi quaranta sacerdoti della diocesi di Chioggia salgono le scale della Città dei Ragazzi di don Marella a San Lazzaro di Savena insieme al vescovo S.E. Adriano Tessarollo per rendere omaggio al loro don Olinto Marella, Beato della Chiesa, Beato delle due diocesi. Ad accoglierli ci sono Mons. Giovanni Silvagni, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Bologna e il responsabile della Città dei Ragazzi Massimo Battisti.
Per approfondire la figura di Marella si tiene un convegno sull’educazione e la carità operosa del Beato, con le relazioni della prof.ssa Mirella D’Ascenzo (docente di Storia dell’educazione dell’Università di Bologna) e di Claudia D’Eramo, curatrice del Museo Olinto Marella di prossima inaugurazione. Le due relazioni diventano ben presto un dialogo appassionato con i sacerdoti diocesani, curiosi di conoscere meglio il loro Beato. Si percepisce subito un clima di grande attenzione e interesse per una figura troppo a lungo intrappolata -a Bologna come a Pellestrina- in qualche stereotipo che non gli rendeva sufficiente giustizia.

E così la Storia cambia di nuovo il suo corso appena qualche minuto dopo, quando i Sacerdoti della diocesi di Chioggia si raccolgono in una celebrazione della Santa Messa sulla tomba del Beato Olinto Marella. Mons. Tessarollo, insieme ai suoi sacerdoti, omaggia il Beato, ne tratteggia con grazia la spiritualità e l’operosità, ne esalta la testimonianza di carità e amore totale e l’esempio per tutti loro. E per tutti noi. Guarda la tomba del Beato e si domanda se don Olinto stia sorridendo in quel momento, in questa meravigliosa quadratura del cerchio che vede la sua Diocesi riaccoglierlo con ammirazione e senso di giustizia. E’ un momento di grande emozione, si capisce di essere parte di quel lungo racconto fatto di ferite che germogliano in qualcosa di grandioso. Viene da pensare che i sedici anni di sospensione, forse, si siano davvero conclusi il 27 maggio del 2021.

 

Articolo di Claudia D’Eramo
Servizio di Andres Bergamini e Luca Tentori, 12Porte