La storia della più misteriosa e sacra tra le maternità è quella la cui protagonista è una giovane donna, Maria, che accetta il disegno che Dio le ha riservato: mettere al mondo Gesù, il Dio-con-noi.
Miriàm/Maria di Nazareth è anche la protagonista di un toccante breve romanzo di Erri De Luca –In nome della madre– che racconta con delicatezza e rispetto i timori e l’entusiasmo di una giovane madre: la paura di mettere al mondo il proprio figlio, la gioia di condividere questo dono con il suo amato Iosef/Giuseppe, ma anche il timore più doloroso per una madre, ovvero riconoscere che i figli non sono nostri, ma del mondo, lasciar loro compiere la loro strada, anche se questo comporta che essi muoiano sulla croce.
«Fuori c’è il mondo, i padri, le leggi, gli eserciti, i registri in cui scrivere il tuo nome. Fuori c’è l’accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo dal mondo fino all’alba. Ma finché dura la notte, finché la luce di una stella vagante è a picco su di noi, noi siamo i soli al mondo. Ma sta sbiadendo la luce della stella, il giorno viene strisciando da oriente e scardina la notte. Ieshu/Gesù, bambino mio, ti presento il mondo.»
Il bambin Gesù era un figlio del mondo, destinato a compiere grandi opere, è Dio che si è fatto uomo come noi, la Parola di Dio fatta carne (Gv 1,14).
Da quel momento Dio era fratello di ogni umano che è nel mondo. Un Dio che non si è limitato ad avere cura di noi ma ci ha amato fino a voler essere uno di noi, nella condivisione reale e radicale di ciò che noi siamo. In una riflessione di Enzo Bianchi, Dio si è manifestato nell’umiltà, nella semplicità di una vicenda i cui protagonisti sono uomini e donne poveri. Ecco quindi il grande mistero che celebriamo a Natale: l’Altissimo si è fatto bassissimo, l’Eterno si è fatto mortale, l’Onnipotente si è fatto debole, il Santo si è fatto solidale con i peccatori, l’Invisibile si è fatto visibile.
Il Santo Padre Francesco ci ricorda che Fare Natale è accogliere in terra le sorprese del Cielo. Dio è il Dio-con-noi, che vive con noi, che cammina con noi. Vivere il Natale è lasciarsi scuotere dalla sua sorprendente novità. Il Natale di Gesù non offre rassicuranti tepori da caminetto, riflette Papa Francesco, ma il brivido divino che scuote la storia. Natale è la rivincita dell’umiltà sull’arroganza, della semplicità sull’abbondanza, del silenzio sul baccano, della preghiera sul mio tempo, di Dio sul mio io.
Fare Natale è fare come Gesù, venuto per noi bisognosi, e scendere verso chi ha bisogno di noi. È fare come Maria: fidarsi, docili a Dio, anche senza capire cosa Egli farà. Fare Natale è fare come Giuseppe: alzarsi per realizzare ciò che Dio vuole, anche se non è secondo i nostri piani.
Ecco, sarà Natale se, come Giuseppe, daremo spazio al silenzio; se, come Maria, diremo “eccomi” a Dio; se, come Gesù, saremo vicini a chi è solo; se, come i pastori, usciremo dai nostri recinti per stare con Gesù.
Sarà Natale, se troveremo la luce nella povera grotta di Betlemme, la Casa del Pane. Non sarà Natale se cercheremo i bagliori luccicanti del mondo, se ci riempiremo di regali, pranzi e cene ma non aiuteremo almeno un povero, che assomiglia a Dio, perché a Natale Dio è venuto povero.
(in alto: particolare de La Natività di Gesù di Giotto, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni a Padova)