«La prima volta che ho visto padre Marella mi sono spaventato a morte».
Inizia così il suo racconto Iginio, uno dei tanti figli di padre Marella, e mi guarda sornione, due occhi profondi, intensi, incastonati in un volto pieno di rughe, ferite aperte che nessuna lacrima ha saputo rimarginare. Sembra un uomo forte, ma spesso la sua voce si increspa, interrompe i suoi ricordi ogni volta che è travolto dall’emozione. Non ha avuto una vita facile, e non fa nulla per nasconderlo.
Nasce nel 1950, ultimo di 8 fratelli, 3 maschi e 5 femmine. Suo padre è mezzadro, e vivono nella bassa modenese. L’anno dopo arriva la prima tragedia, muore sua madre, e la vita si complica sempre più. A 5 anni per interessamento del parroco che a Bologna aveva conosciuto uno strano prete che accoglieva bambini, viene condotto a Varignana insieme al fratello Renato, da suor Romilde, e dopo pochi giorni conosce padre Marella.
«Io ero molto timido, neanche consapevole di cosa stessi vivendo, e improvvisamente mi trovo davanti quell’uomo dall’immensa barba bianca e dalla marsina nera nera». Dopo due anni viene trasferito a San Giorgio e poi in via Piana, e comincia ad affezionarsi terribilmente a quell’uomo burbero, che però sa il nome di tutti e che a tutti sa dare un’attenzione tutta particolare.
Il suo percorso segue quello di tanti altri: la scuola, la formazione professionale nel laboratorio di metalmeccanica, suona nella banda, prima il sax e poi i piatti.
Rivede il suo vero padre solo a 13 anni, si presenta con l’intenzione di riportare Iginio a casa, ma lui rifiuta, la sua famiglia è ormai con padre Marella.
Mostra con orgoglio le foto in cui insieme ad altri cinque “figli” di Padre Marella porta sulle spalle la bara di don Marella, quando le sue spoglie furono trasportate dalla Certosa alla chiesina della Città dei Ragazzi: «era un grande onore, fu una gara e vinsero i più forti», ricorda compiaciuto.
Una volta in pensione, anziano e solo, ha deciso di tornare di nuovo nella Città dei Ragazzi: fa il sacrestano della Chiesa di don Marella e accudisce ogni giorno con amore la tomba del suo papà.